Accompagnare il proprio figlio verso l’autonomia per permettergli di assicurare la propria incolumità.
I metodi per identificare il pericolo e i riflessi condizionati aiutano a plasmare la fiducia in sé stessi.
Questa pagina propone consigli su come superare le proprie paure primarie.
Già dalla più tenera età puoi aiutare tuo figlio a riconoscere i segnali interiori ed esteriori in relazione a situazioni non accettabili legate al suo corpo o a una potenziale messa in pericolo.
E, soprattutto, proponi una risposta per ciascuno scenario. Ecco alcuni spunti importanti che potrebbero rivelarsi utili a tuo figlio, dalla più tenera età fino all’adolescenza.
Pubblicare delle immagini del proprio figlio su internet lo espone a potenziali pericoli che non esisterebbero se la fotografia non fosse stata condivisa. Qualcuno potrebbe per esempio rubargli l’identità o utilizzare l’immagine per nutrire delle vite fittizie, o ancora, su siti di pedopornografia.
Ecco perché valutiamo con prudenza la diffusione di una denuncia di scomparsa prima della pubblicazione.
Evita di indicare dettagli personali sulla vostra famiglia sui social media. Dai il buon esempio a tuo figlio preservando la vostra sfera privata.
Aiuta tuo figlio a differenziare tra le varie parti del suo corpo.
Le parti private: ogni bambino deve sapere che le sue parti intime (organo sessuale/ano) non appartengono che a lui.
Non va bene se una persona adulta chiede a un bambino di guardare o toccare questa zona.
Sollevare regolarmente questa tematica permetterà a tuo figlio di avere il riflesso di confidarsi con qualcuno che appartiene al suo cerchio di protezione (cinque dita della mano) in caso di bisogno. Spiegagli che una persona adulta che vuole toccare la sua zona intima ha un problema e necessita di aiuto.
Nel gioco online come sui social media tuo figlio deve essere consapevole del fatto che ogni amico virtuale vuole impersonare qualcuno che non per forza corrisponde alla realtà. Un ragazzo può diventare una ragazza, un adulto un bambino,…
I genitori devono essere coscienti del fatto che questi amici virtuali sono, per definizione, come amici nella vita reale, esiste un legame emotivo.
Possiamo decidere di incontrare un amico virtuale nella vita reale, ma mai in segreto.
Avverti tuo figlio che questo potrebbe succedere e che non è un problema, a condizione che prometta di non mettersi in pericolo.
Deve sapere che occorre incontrarsi in un luogo pubblico, preferibilmente con una persona di fiducia. Mai darsi appuntamento con uno sconosciuto a casa di quest’ultimo o in un posteggio isolato.
Insegna a tuo figlio a riconoscere le sensazioni fisiche che indicano che una situazione è pericolosa per lui e che deve evitarla.
Scegliete insieme cinque persone di fiducia come le cinque dita della mano per formare il suo cerchio di protezione.
Su ciascun dito scrivete i nomi delle "persone rifugio", ovvero quelle che ci saranno sempre per lui: papà, mamma, fratello maggiore, maestra…
Nomi di cui si ricorderà a forza di ripeterli. Scrivete sulle dita e fotografate la mano affinché possa ricordarsene quando avrà bisogno di conforto.
Concordate una parola d’ordine da utilizzare nel caso in cui un’altra persona dovesse presentarsi all’entrata della scuola o per strada per “riportarlo a casa”.
Spiega a tuo figlio che questo codice deve rimanere segreto e che sarà utilizzato esclusivamente in questi casi.
In caso di pericolo, per poter reagire da solo dovrà superare il principio di obbedienza. Per farlo, ecco la guida delle “tre R”: Riconoscere, Reagire, Riferire
Questo delicato esercizio implica la messa in discussione di determinati principi che probabilmente hai trasmesso a tuo figlio già dalla più tenera età. Per differenziare le situazioni e le emozioni accettabili da quelle ambigue e potenzialmente pericolose avrà bisogno di strumenti che gli permettano di dire “no” in modo del tutto consapevole. Per poter far fronte a un imprevisto in maniera autonoma e sicura dovrà staccarsi da alcuni di questi principi educativi, per quanto corretti possano essere. Ecco le sfide che necessitano di preparazione: 1. Riconoscere gli elementi che fanno leva sulle emozioni. 2. Reagire, avvertire, gridare. 3. Riferire, condividere con il proprio cerchio di protezione
Fare leva sulla compassione
Se in un primo momento il bambino rifiuta di accontentare le richieste dell’adulto, gli si potrebbe rinfacciare di essere cattivo o senza cuore. “Non vuoi venire a parlare alla mia bimba malata? Non è per niente gentile…”
Tuo figlio vorrà applicare i valori che ha assimilato, come per esempio quello della gentilezza, e potrebbe sentirsi obbligato a cedere.
Potrebbe anche dimenticarsi dei consigli di prudenza per compassione verso delle persone che soffrono, o degli animali…“Ho perso il mio cane. Puoi aiutarmi a cercarlo?”
La risposta corretta a domande del genere sarebbe “Devi chiedere aiuto alla polizia, non a me, sono solo un bambino.”
Ha detto di no diverse volte e non riesce a uscire dalla situazione; gli viene proposto di rimediare…
Tuo figlio è gentile e non ama le ingiustizie. In un primo momento tenterà di mettere in pratica quello che ha imparato. Di fronte alla delusione/rabbia/tristezza di un adulto potrebbe essere tentato di voler rimediare, accettando un’altra proposta che andrebbe un po’ meno contro alle regole di sicurezza che ha appreso.
Fagli immaginare la situazione in cui grida “NO” a un adulto, per poi andarsene di corsa.
Evocate insieme delle paure significative e chiedigli di spiegarti cosa ha provato in quel momento nel suo corpo (percezione fisica del pericolo).
Insegna a tuo figlio a reagire nel modo giusto quando succede qualcosa di sospetto, che sia con uno sconosciuto, con un vicino o con un membro della sua cerchia più stretta.
Quando il bambino riconosce uno schema di cui avete discusso insieme, sia che si trovi coinvolto direttamente, sia che sia testimone di una scena in cui è coinvolto un altro bambino, deve essere in grado di affrontare la situazione con coraggio e fiducia in sé stesso.
Potete fare delle prove insieme per aiutarlo ad adottare il giusto riflesso al momento opportuno.
Se qualcuno tenta di allontanarlo dai compagni, da casa, dal parco giochi con la scusa:
“Ho perso il mio cane / Ho bisogno d’aiuto / Non conosco la strada, mi puoi accompagnare?”
Risposta: “Perché non chiedi a un altro adulto / alla polizia?”
Per prepararlo ad affrontare una situazione di pericolo, allenati con tuo figlio facendolo parlare con un tono di voce alto e a gridare “NO non posso venire con te, lasciami in pace!”, per poi scappare. Al momento opportuno tuo figlio sarà in grado di trovare i mezzi per allontanarsi da un pericolo GRIDANDO, SCAPPANDO e ALLERTANDO le persone attorno a lui.
Dopo aver affrontato una situazione insolita, il bambino deve anche avere il riflesso di raccontare senza mezzi termini ciò che ha vissuto a un adulto.
Se ha la possibilità di farlo, il bambino preferirà rivolgersi a qualcuno del suo cerchio di protezione (cinque dita della mano), che intraprenderà i provvedimenti necessari per metterlo definitivamente al sicuro (in particolare contattando la polizia).
Se non può farlo, dovrà superare la sua timidezza e avvisare un altro adulto nelle vicinanze per confidargli che qualcosa non va e che ha bisogno d’aiuto.
Riferire significa anche proteggere gli altri bambini che potrebbero essere confrontati con gli stessi pericoli.